Preci

Arrivando a Preci è immediatamente possibile immergersi nella straordinaria ricchezza di storia, tradizioni, natura e paesaggi, gastronomia sana e fortemente ancorata alle tradizioni locali.

Il toponimo del luogo, derivante probabilmente da preces, “preghiera” testimonia la preesistenza monastica nella zona. La sua fondazione come castello di pendio, dalla struttura molto compatta, ebbe una funzione strategica.

Preci conobbe il periodo di maggior sviluppo edilizio durante il sec. XVI, dopo un periodo di guerre, vide la sua definitiva ricostruzione in coincidenza della fioritura della scuola chirurgica esercitata dalle numerose famiglie di medici preciani, che dettero con i loro ricchi palazzi gentilizi, un carattere di signorile decoro alla riedificazione del castello.

Accanto ad un palazzo settecentesco, presso la parrocchiale, si trova un edificio con un portico a due arcate e due leoni sulla facciata che in origine era l’antico palazzetto della comunità, fornito di portico per incontri e mercati.
Proseguendo verso la parte alta del paese si incontra il quartiere Scacchi con le cinquecentesche case degli Scacchi e dei Mensurati, antiche famiglie di medici locali, oggi in gran parte utilizzate per attività ricettiva turistica.

L’edilizia religiosa è arricchita dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria della Pietà di antica origine romanica, l’ex chiesa di Santa Caterina con soprastante ex Monte frumentario, complesso oggi destinato ad ospitare la sede eco museale della chirurgia preciana, la chiesa di Sant’Anna annessa ad uno dei palazzetti delle famiglie dei chirurghi ed il santuario della Madonna della Peschiera sorta sopra una sorgente curativa, sul luogo di un’apparizione mariana.

Ciclovia del Cuore - Preci

Le Frazioni

Borgo Preci è sorto come centro commerciale del soprastante castello e dove si trova “il mulino” idraulico perfettamente funzionante;

Abeto, un castello di origine medievale ristrutturato in epoca sette­ottocentesca con le chiese di San Martino, della Madonna di Piè Castello e della Madonna della Neve, che conservano interessanti opere d’arte;

Acquaro, uno dei castelli sorti a difesa dell’Abbazia con le chiese della Madonna del Rosario e della Madonna del Carmine;

Belforte, castello ormai diruto lungo la valle del Nera, che vive ancora nei borghi di Casali di Belforte e Casali San Lazzaro, sede di un antico lebbrosario del 1218;

Castelvecchio, antico castello facente parte della Comunità di Monte San Martino con le chiese di San Giovanni Battista e della Madonna della Cona;

Preci
Preci

Castelvecchio, antico castello facente parte della Comunità di Monte San Martino con le chiese di San Giovanni Battista e della Madonna della Cona;

Collazzoni, una villa di transito che si sviluppa intorno alle chiese di Santa Giuliana e Sant’Alberto, della Madonna delle Grazie e di Sant’Antonio di Padova;

Collescille, uno dei centri della Guaita di Sant’Eutizio con la torre di vedetta e la chiesa di Sant’Antonio Abate;

Corone, villa di transito lungo la valle del Campiano con la chiesa di Sant’Antonio Abate;

Fiano d’Abete, villa agricola sorta al centro di un altipiano con alcune grotte utilizzate già in epoca preistorica e la chiesa di San Michele Arcangelo;

Montaglioni, castello di poggio che conserva la porta di accesso e le chiese di Santa Maria Assunta e dell’Icona;

Montebufo, castello situato alla fine della valle Oblita con le chiese di San Leonardo e della Cona piccola;

Piedivalle, castello posto lungo la valle del Campiano a difesa dell’Abbazia con le chiese di San Giovanni Battista e della Madonna del Ponte;

Poggio di Croce, castello che conserva alcune fortificazioni e le chiese di Sant’Egidio, della Madonna Annunziata e del Crocifisso;

Roccanolfi, castello che presenta tutta la sua struttura medievale con le chiese di Sant’Andrea e di San Rocco;

Saccovescio, un insediamento sorto dopo la distruzione del castello di Monte San Martino con le chiese di Santo Spes, Madonna della Neve e Sacro Cuore;

Todiano, castello che conserva la sua antica struttura urbanistica con le chiese di San Bartolomeo, della Madonna della Porta, di San Montano e della Pieve;

Valle, un piccolo borgo fortificato con la chiesa della Madonna del Rosario e gli eremi di San Macario e San Fiorenzo, che sono all’origine della vita monastica locale. Civitelle antico borgo medievale.

Preci

L’abbazia di Sant’Eutizio

L’Abbazia di Sant’Eutizio in Val Castoriana è un vero e proprio gioiello di arte, storia e cultura, che la tradizione la vuole fondata verso la fine del secolo V da monaci siriani. L’Archivio Glottologico Italiano pubblicò nel 1880 una formula penitenziale in volgare rinvenuta in un Orazionale, oggi conservato presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma, dove l’archivio di Sant’Eutizio è attualmente confluito, con la famosa “confessio eutiziana” il primo corposo testo in volgare, compilato tra il 936 e il 1037, che probabilmente è uno dei primi componimenti che si conoscano della lingua italiana.

Nel secolo Xl tutta la Valle Castoriana costituiva un feudo di notevoli proporzioni, dipendente dall’Abbazia e sviluppatasi su uno spazio molto ampio, con una giurisdizione ecclesiastica che giungeva sino alle diocesi marchigiane e abruzzesi di Ascoli e Teramo. La primitiva chiesa dell’Abbazia, sorta dopo la riforma benedettina, fu rinnovata nel 1190 e completata nel 1236 nella facciata in stile romanico spoletino, mentre la parte absidale è gotica; l’interno conserva opere del Pomarancio, Nicola da Siena e Rocco da Vicenza.

La scuola chirurgica

Attorno al X secolo nell’Abbazia di Sant’Eutizio la pratica della medicina era discretamente sviluppata, del resto la stessa regola benedettina prevedeva che i monaci si prodigassero nella cura degli infermi. La tesi più plausibile per cui la chirurgia fino ad allora praticata in prevalenza dai religiosi, passò ad essere esercitata dagli abitanti della vicina Preci e di località circostanti, é da attribuire alle decisioni prese dal Concilio Lateranense del 1215, nel quale venne stabilito, che i monaci non avrebbero più dovuto adoperarsi in pratiche strettamente chirurgiche, pur potendo continuare la coltivazione e la raccolta di erbe medicinali, per produrre rimedi medicamentosi, i religiosi di Sant’Eutizio istruirono gli abitanti del luogo affinché le genti continuassero a trarre sollievo da queste pratiche.

Questi medici, chiamati “empirici”, perché non avevano frequentato università, nel volgere di alcuni decenni, divennero espertissimi e la loro fama ben presto varcò i confini della nostra penisola. I “preciani” erano specializzati quasi esclusivamente in tre particolari tipi di intervento, quali l’oculistica con la rimozione delle cataratte, l’ernia inguinale e la litotomia, ovvero la rimozione dei calcoli vescicali, dove risultavano veramente insuperabili.
Ancora oggi è possibile vedere i ferri, i libri e gli strumenti della Scuola Chirurgica presso l’Abbazia di Sant’Eutizio e presso la ex chiesa di Santa Caterina annessa alla sede Municipale, dove è stata sistemata l’antenna dell’Ecomuseo che si occuperà della chirurgia e della medicina popolare.

Il Mulino

Il Mulino di BorgoPreci, realizzato alla fine del 1700 ai piedi dell’abitato principale di Preci, è stato per oltre un secolo e mezzo il principale riferimento degli abitanti del luogo.

Per alcuni secoli i mulini hanno rappresentato punti di riferimento fondamentali dell’economia rurale in quanto luogo di produzione degli alimenti alla base dell’alimentazione umana: farina di frumento e farina di polenta. I mulini ad acqua avevano in più il fascino ed il “mistero” dello stato più avanzato della tecnica, assumendo il ruolo di un luogo dal quale non si poteva prescindere, tutte le famiglie di agricoltori vi dovevano andare, portare cereali e ritirare farina in quantità decurtata di una tantum destinato a ripagare il lavoro del mugnaio e ad essere messa sul mercato locale.

Preci
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