Amatrice

Il comune di Amatrice si estende su una superficie di circa 150 km².
Il suo centro urbano sorge ad un’altitudine di 955 metri s.l.m., nella zona dell’Appennino centrale al confine con le regioni Marche e Abruzzo. Il suo territorio è contornato da due aree naturali protette: il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco nazionale dei Monti Sibillini.

Il clima del territorio di Amatrice è di tipo sub-appenninico, trovandosi a ridosso di importanti catene montuose. Gli inverni sono umidi e freschi, e quando le correnti balcaniche giungono fin sul medio Adriatico, si assiste a precipitazioni nevose e a un forte abbassamento della temperatura. Talvolta, le nevicate possono risultare piuttosto intense e persistenti, esaltate dal fenomeno dello stau appenninico.

Le estati risultano fresche.
Prima degli eventi sismici il Comune di Amatrice contava una popolazione di circa 2700 abitanti; la popolazione era suddivisa in 69 frazioni. Importante era il numero degli anziani. Molto elevato era il numero delle presenze turistiche che facevano aumentare la popolazione a quasi 20.000 persone nei mesi estivi. L’economia vedeva, tra i suoi punti forti, oltre alla ristorazione e al turismo, l’allevamento, la lavorazione dei prodotti agricoli, delle carni, dei latticini, l’attività di taglio boschi. A queste si affiancavano il commercio al dettaglio, alcune attività artigianali ed esercizi di libera professione.

Gli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 hanno radicalmente modificato il contesto.
A seguito della scossa del 24 agosto sono decedute oltre 230 persone, di cui circa 100 residenti.
Il patrimonio edilizio è stato quasi completamente distrutto, comprese le strutture che ospitavano i servizi essenziali. Le successive scosse di ottobre 2016 e gennaio 2017 hanno praticamente raso al suolo gli edifici già danneggiati, e reso inagibili alcuni edifici ancora utilizzabili. Da subito si è attivato il Sistema nazionale di Protezione Civile per il supporto alla popolazione terremotata.

Cenni storici

La Conca di Amatrice deve essere stata frequentata sin dall’età protostorica. Il fatto di trovarsi lungo il tracciato della Via Salaria spiega come la conca fosse abitata continuativamente dall’epoca preromana. All’epoca romana risalgono resti di edifici e tombe rinvenute in diverse zone del territorio. In effetti, secondo la tradizione, la città di “Summa Villarum” trasmise il proprio nome, nell’epoca di mezzo, a tutta l’area, che nel VI secolo fu annessa al Ducato di Spoleto.

Nel Regesto di Farfa sono ricordati, per il periodo che va dalla metà dell’VIII secolo agli inizi del XII, i nomi di molte località e villaggi dell’attuale comune e, tra essi, nel 1012, anche quello di Matrice, ricordato ancora nel 1037 nel diploma con cui l’imperatore Corrado II conferma al Vescovo di Ascoli i suoi possedimenti. Solo intorno al 1265, al tempo del re Manfredi di Svevia, Amatrice entra a far parte definitivamente del Regno di Napoli. La città non volle sottostare al dominio angioino e anzi, più volte, si ribellò apertamente. Nel 1271 e nel 1274 Carlo d’Angiò inviò degli eserciti per debellare la resistenza degli amatriciani e ridurre la città all’obbedienza.

Contemporaneamente si assiste alla scomparsa dei baroni e alla formazione, con a capo Amatrice, della “Universitas”, cioè del “comune” in territorio liberamente organizzato, relativamente autonomo dal potere centrale, che si governa tramite un parlamento. In questo periodo l’influenza della città si estende su un territorio che va da Campotosto sino ai confini di Cittareale, ma anche su molti castelli e villaggi sul versante teramano. Nei secoli XIV e XV Amatrice è in continua lotta con le città e i castelli circostanti, per questioni di confine e di prestigio. Sono rimasti famosi i conflitti con Norcia, Arquata, L’Aquila. Tradizionale alleata di Amatrice fu la città di Ascoli.

Gli amatriciani presero parte, a fianco delle milizie comandate da Braccio Fortebraccio da Montone, al lungo assedio dell’Aquila e alla battaglia finale del giugno 1424, che segnò la sconfitta di Braccio morto sul campo. Amatrice, durante i conflitti tra angioini e aragonesi per il possesso del Regno di Napoli, sostenne tenacemente i secondi, anche durante la guerra.

Il sovrano aragonese Ferdinando, sedata la rivolta dei Baroni nel 1485, nell’anno seguente ricompensò Amatrice, concedendole il privilegio di battere moneta con il motto “Fidelis Amatrix”. Tuttavia nel febbraio 1529, dopo un’eroica resistenza, venne riconquistata e messa a ferro e fuoco da Filiberto di Chalon, generale di Carlo V. Per punire la ribellione, Carlo V diede lo Stato di Amatrice in feudo ad un suo capitano, Alessandro Vitelli. Successivamente, pur facendo parte sempre del Regno di Napoli, Amatrice, tra il 1582 e il 1692, passò sotto il dominio di un ramo degli Orsini e in seguito ai Medici di Firenze, che la conservarono fino al 1737.

Infine nel 1759 il feudo entrò a far parte dei domini personali del re di Napoli. Sul finire del XVIII secolo e per quasi tutto il successivo, il territorio amatriciano, come buona parte della penisola, fu interessato dal fenomeno del “brigantaggio” a sfondo politico e sociale. Un ruolo importante nella storia del Risorgimento italiano lo ebbero anche i patrioti amatriciani, primi fra tutti Piersilvestro Leopardi, Don Giuseppe Minozzi e Don Nicola Rosei. Sempre di origine amatriciana, della frazione Preta, fu Don Giovanni Minozzi, fondatore dopo la Prima Guerra Mondiale dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia.

Il Santuario Mariano di Ferrazza

Il Santuario Mariano di Ferrazza è situato ad est di Amatrice nell’omonima frazione ed è intitolato a Santa Maria delle Grazie detta Icona Passatora. La chiesa è stata edificata nel corso della metà del XIV secolo, intorno ad una edicola a tempietto che racchiude l’immagine della Vergine conosciuta fin dal XIII secolo.

L’interno è riccamente affrescato, la maggior parte delle opere sono del pittore amatriciano Dionisio Cappelli. Su tutte spicca decisamente la Madonna in Trono col Bambino, nell’atto di sorreggere la città di Amatrice in miniatura. Interessante anche l’altro affresco che adorna il pilastro destro e rappresenta la “Madonna in trono col Bambino tra gli Angeli e Sant’Antonio Abate e Santa Lucia”, dello stesso autore, conosciuto come il Maestro della Madonna della Misericordia.

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